mercoledì 29 gennaio 2014

"Storie della prima Parma: Etruschi, Galli, Romani. Le origini della città alla luce delle nuove scoperte archeologiche"

Chi mi conosce, sa che faccio le cose all'ultimo minuto. Non lo faccio apposta, mi distraggo, anche se mi segno le cose, anche se voglio assolutamente fare quelle cose. Mi distraggo. Ci provo a cambiare, ma sono fatta così. E anche questa volta ho dimostrato la mia abilità di razza, anche se posso dire che una vena polemica ce la devo mettere lo stesso.

Venerdì scorso, agli sgoccioli, per prendermi una salutare pausa per la schiena dalla tessitura, sono andata al museo archeologico di Parma a vedere la mostra di cui il post prende il titolo.
La mostra doveva finire a giugno, ma visto l'interesse era stata prorogata fino al 26 di gennaio o almeno io me lo ricordavo così (se guardo sui siti internet dedicati alla fine la mostra doveva finire a dicembre. Ma allora io dove ho visto 26 gennaio? Me la ricordo perché era la stessa della mostra di Botero, che invece mi sono persa), quindi quando il 24 mi sono presentata al museo archeologico e mi avvisano che si può vedere ma è in disallestimento. Perfetto: a me interessano i reperti. 

Entrare al museo archeologico di Parma e vedere i reperti spostati è un'allegra novità considerando che per "decreto regio imperiale" (ok, non è vero, ma la mentalità è quella) non si può disporre i reperti in modo più consono e comprensibile per il visitatore, ma bisogna lasciare l'impostazione ottocentesca che creò il museo. Lasciamo perdere questo tipo di polemiche per ora, volete?
Quindi quando mi trovo nella sala che dovrebbe essere delle state del foro di Veleia, mi trovo una nuova installazione con luci, scenografia in legno, teche e un pannello della nostra città con le icone dei vari ritrovamenti. Interessante ed emozionante e devo dire che all'inizio mi sento entusiasta, ma poi mi guardo attorno e non vedo pannelli esplicativi se non in italiano (come al solito snobbiamo gli stranieri), e in un secondo tempo vedo le statue transennate e ammassate in un angolo della sala come se fossero in castigo. Il museo è piccolo, ma ci sono reperti interessanti quindi perché non poter usufruire con lo stesso biglietto della mostra e del museo, visto che non c'è una vera separazione? Perché, da quanto ho capito la cosa non è stata concepita in quel modo e me ne accorgo quando salgo nella sala che di solito è stata dedicata agli etruschi e ai greci: mancano delle teche e dei reperti. Non sono stati spostati altrove, né dislocati diversamente (come altri reperti), quindi sono finiti "in cantina" aspettando di tornare al loro posto. Peccato. Come al solito si pecca di cecità nei nostri musei.

entrata.
Stanza del foro di Veleia.

dettaglio composto della prima sala

Mi rendo conto che le didascalie e spiegazioni (perché sono tutt'uno) sono di facile comprensione, ma non troppo esaurienti. Mi renderò velocemente conto che le mie speranze di una mostra innovativa sono state disattese. Spero che sia solo colpa del fatto che la stessero smontando (mi hanno detto che c'erano video proiettori con immagini molto interessanti).

Nella sala della Tabula Alimentaria di Veleia (spostata all'ingresso, un po' mortificata, ma almeno visibile. Un pezzo che tutti gli appassionati di Roma Antica dovrebbero vedere e conoscere) è stata disposta la sala della vita civile e la riproduzione di uno scavo archeologico. Per quanto ritenga che lo scavo archeologico sia assolutamente interessante e stimolante, forse era troppo in quella sala e se fosse stato ridotto oppure disposto in altra maniera ci sarebbe stato spazio per un'altra teca. Anche perché senza valide spiegazioni su come e dove si fa uno scavo archeologico, poco interessa ai non interessati.

sala dedicata alla vita quotidiana etrusca


riproduzione dello scavo archeologico 

Nella terza sala si entra nel senso del sacro degli antichi etruschi, dei galli e dei romani. E' la parte che mi emoziona sempre tanto e devo dire che per quanto mi sia piaciuta la disposizione, il senso di riverenza per le tombe a dolio è un po' scemata. I reperti ritrovati sono splendidi e ho passato molto tempo, con buona pace del custode che, per non so quale insano regolamento, deve seguire i visitatori praticamente attaccato al sedere (fanno più danno le vibrazioni degli autobus che passano nella strada sottostante che fanno vibrare in modo sconvolgente i vetri delle teche). Tutto è molto distaccato e poco emozionante e se non sai a cosa servono le cose le didascalie ti aiutano a poco.

riproduzione di una sepoltura.
Peccato per l'estintore, ma era impossibile non prenderlo...

spiegazioni

tomba con i reperti

I pantheon non vengono ben divisi e spiegati e nemmeno c'è una chiara divisione di epoche. La sensazione è che tutta questa gente (etruschi, galli e romani ) convivessero di colpo nella città senza colpo ferire e sempre uguali se ne stessero vicini vicini, finché qualcuno è sparito per non si sa quale motivo. Forse avrei dovuto leggere meglio le didascalie? Non credo. Anzi c'è stato un momento che non trovavo le spiegazioni dei reperti e mi sono girata attorno come una scema...
La parte della religione sarebbe stata quella più importante e interessante considerando il fatto che nel greto del torrente Parma sono state trovate una serie di statuine di foggia diversa buttate nell'acqua come offerta votiva: delfini, falli, immagini maschili, pezzi di navi, monete, strani pezzi di cuoio o stoffa (o simulavano, ma erano di altro materiale. Non si capiva bene) inscritti. Sarebbe stato bello e interessante capire come, perché, quando, chi compiva questi riti. 

spiegazioni

ritrovamenti in Piazza Ghiaia

In questa sala finisce la mostra con altri reperti di vita quotidiana, ma che avulsi dal loro uso e significato sembrano solo stupendi oggetti incomprensibili. Non so se fosse stata prevista una guida obbligatoria che spiegasse tutto quello che a me è rimasto vagamente in ombra (e per fortuna che qualcosa ne so e qualcosa i miei amici mi hanno spiegato), non so se mancava qualcosa, ma davvero sono rimasta delusa dalla pochezza didattica della mostra. Le teche erano finalmente all'altezza di un buon museo e le scenografie rendevano tutto più accogliente ed emozionante, ma davvero non c'era una buona comunicazione per il pubblico.








Quindi, per quante possano essere state le mie critiche, alla fine ho passato una interessante mattinata, mi sono goduta il museo da sola (anche se mi sono beccata una scolaresca la cui insegnante credo non abbia avuto la capacità di trasmettere nulla visto che urlava e sgridava sempre), ho potuto fare tutte le foto che volevo e cercare di capire meglio alcuni reperti. Mi sono dedicata una mattinata di cultura, riservandola alla storia della mia città in epoca antica e non potevo esimermi di prendere anche il libro della MUP proprio dedicato alla storia romana di Parma.

Il fascicolo mi è stato dato alla biglietteria del museo ed era legato alla mostra.
Non è il catalogo della mostra che dovrebbe essere in vendita o all'infopoint a fianco al Regio o in libreria.
In alto il librone della bella serie che la MUP sta dedicando alla nostra città.
Avevo già i due volumi sul medioevo e mi sono regalata questo. Me lo merito.

domenica 12 gennaio 2014

Cuscinetto duecentesco: progetto finito

Inizia l'anno e io finalmente porto a termine un progetto e mi sorprendo da sola per come sia venuto bene.
Premetto che non è la riproduzione corretta e precisa di un reperto storico (premessa d'obbligo prima che piovano critiche varie ed eventuali), ma solo la personalizzazione di un reperto. Potrei passare giorni e giorni a difendere e promulgare la personificazione al posto dell'omologazione, ma andremmo fuori tema e perderei il filo del ragionamento.

Torniamo all'oggetto del titolo: in cuscinetto duecentesco.
In questo post del mio blog troverete le spiegazioni di come è nato il progetto e quali sono le sue premesse, mentre nella mia pagina fb potrete trovate tutte le foto che ho fatto (ma molte verranno riproposte qui, quindi non preoccupatevi).
Alla fine della storia, come si suol dire, mi sono data un buon vuoto: 70% di credibilità. Secondo la mia parte più critica sono stata molto buona con me stessa, ma devo dire che vista la partenza abbiamo ben recuperato.
Il voto alto è dovuto sicuramente alla scelta del reperto da copiare.
Gli animali riprodotti sono fedeli a come sembrano in foto, anche se in originale potrebbero aver contenuto molti più elementi di quelli che sono rimasti coi vari restauri.

leopardo, aquila, grifone e due uccelli (forse pavoni o colombi) alla fonte

Ho cercato di mantenere tutti i dettagli visibili e di ragionare su certi particolari per poterli rendere più credibili (per esempio ho cercato di fare anche le unghie al leopardo, ma non tutte perché sembravano esagerate). Mi sono chiesta se fare l'occhio o meno e alla fine ho optato per il no, ma il giro dei fili fa in modo che nella posizione dell'occhio si formi un piccolo vuoto. Mi sono anche chiesta se ci fossero o meno le lingue (il leopardo di solito ce l'ha e il fatto che abbia la bocca aperta mi fa pensare che potesse esserci), ma anche in questo caso, dopo aver guardato più volte il reperto ho optato per lasciare perdere.
La scelta del monocolore blu è, come precedentemente detto, frutto di un fraintendimento iniziale sulla finalità del ricamo, quindi non me la sono sentita di cambiare in corso d'opera. Nel reperto originale pare che ci fosse del filo d'argento (come detto dalla dottoressa Davanzo Poli): o tutto pieno oppure solo nell'interno di alcuni animali contornati poi di blu.

originale.
Notate come in contrapposizione due animali siano sempre contornati di blu mentre gli altri due no.

Non avendo mai ricamato col filo d'argento (e mi chiedo se quello che si trova in merceria insieme al suo compagno d'oro possa andare bene) non saprei nemmeno come sarebbe stata la resa.

I materiali senza ombra di dubbio non sono quelli adatti per la ricostruzione, visto che la tela non è di lino come nel reperto e dubito che i filati fossero di cotone come i miei. Ipotizzo che potessero essere lino o seta, visto che l'immagine riprodotta mi fa pensare a un oggetto di lusso o simbolico.

Anche le dimensioni sono diverse dall'originale.

L'interno poi non è di piume, ma di ovatta di cotone.

Perché queste precisazioni? Perché riprodurre un esatto e particolare reperto prevede tutta una serie di elementi che debbono essere rispettati: materiali, dimensioni e punti usati. Questo è il "protocollo" per la ricostruzione di un preciso oggetto. Io ho riprodotto un oggetto che possibilmente potrebbe essere stato confezionato in quel periodo.

I punti usati sono quelli segnalati: punto croce e punto catenella.
I materiali sono quelli possibili all'epoca: cotone e lino.
La grafica, per quanto non in scala e coi difetti del restauro, è quella che appare in foto.
Ecco perché vi dico che mi ritengo soddisfatta del lavoro. Lavoro che è potuto venire alla luce grazie alla pazienza e bravura di mia mamma che me lo ha confezionato e nel frattempo riempito con l'ovatta. Senza di lei sarebbe rimasto un quadretto o diventato un pessimo cuscino.

Punti usati: punto catenella e punto croce.
Anche qui ho fatto una personalizzazione: visto che il punto croce è la mia "croce" appunto e che non ho mai ricamato con esso senza la tela aida e contando i fili ho preferito fare il contorno con il punto catenella e riempirlo con il punto croce. L'effetto è buono, non so se questa cosa si possa usare, ma se mai imparerò a ricamare contando i fili vedremo di rifarci.
La confezione ha previsto l'ultimo sforzo di precisione da parte mia, soprattutto per dover rimediare al fatto che la tela fosse storta e tagliata un po' così (lezione imparata: non ha senso risparmiare un cm di stoffa da ricamare, che tanto la trovi a 2 euro all'ikea, per poi inveire dopo quando bisogna sistemare il tutto).

siete pregati di non fare commenti sul disordine, ci tenta da una vita mia mamma a farmi ordinata,
ma si vede che non mi ha dato il gene.
Tutto alla fine ha pagato le ore di ricamo, i promemoria per i progetti futuri, i ragionamenti sul "cosa si fa e cosa no" e sono davvero soddisfatta del risultato.





Ora aspetto solo l'occasione giusta per poterlo usare al meglio, anche se, come molti ricami fatti fino ad adesso, mi servirà di certo per fare la didattica sull'araldica e sui bestiari, perché gli oggetti storici si leggono sempre sotto varie lenti di ingrandimento.

sabato 4 gennaio 2014

Mansio on Tour: Bologna 28 dicembre 2013

E' un po' che non mi faccio sentire, ma credetemi che non mi sono dimenticata di voi. 

L'anno 2013 per la Mansio è stato faticoso e impegnativo, ma ricco di gratificazioni e di gioie (anche inaspettate) e devo dire che sono contenta per come è andato, ma ancor più sono emozionata per come dovremo impegnarci per il prossimo anno (tante sorprese che non vi dirò ora, anche per scaramanzia). Ecco perché la mia assenza è dovuta alla necessità di staccare il cervello per poter ricaricarlo. Ovviamente i progetti e i lavori sono continuati in questi mesi, ma ne parleremo quando avrò tirato un po' le fila dei vari discorsi.

Una bella riscoperta è il progetto: Mansio on Tour. Affidato nelle capaci mani di Dark Alice, so che finalmente posso godermi ogni uscita extra rievocazione senza l'ansia di doverci mettere una pezza.
Quindi chiudiamo l'anno con una bella gitarella a Bologna, complice anche la promozione dei musei statali gratis. La nostra meta è stata la pinacoteca nazionale. Nel mezzo ci siamo persi per Bologna, abbiamo fatto la maratona fra la Chiesa di Santo Stefano (la chiesa delle sette chiese) e la Chiesa di San Petronio, fermandoci a mangiare in una trattoria lucana (!) buonissima. Prossima volta però ci facciamo portare in un posticino tipico perché io necessito mangiare bolognese.

Gironzolare per la città ci fa bene, anche perché Bologna per quanto abbia perso totalmente il suo accento (e per me è un dolore che non vi so descrivere) ci accoglie ancora con le sue bellezze. 





Ti fermi, quando è possibile, a pensare come dovesse essere Bologna nel 1200 con tutti i suoi portici, con le chiese che spuntavano dietro a ogni angolo. Immagini abiti, musiche, sapori, colori. Tutto sta nella testa di noi rievocatori mentre ci giriamo attorno, mentre attraversiamo stradine e vicoli, mentre ci soffermiamo a guardare palazzi e finestre che nascondono il loro passato.
I miei ricordi personali si mischiano con gli studi, pensieri che pensavo sopiti riaffiorano e strappano un sorriso anche se carico di nostalgia. Bologna è ancora la grassa, ma anche l'accogliente, forse poco la dotta (anche se spero che questa sua anima sia ancora conservata da qualche parte).

Ogni dettaglio è frutto di ragionamento. Non possiamo fare a meno di parlare, chiacchierare, ma di scambiarci libri, informazioni, commenti. E' così quando andiamo in giro: siamo dei simpatici cialtroni, ma anche dei rompiscatole puntigliosi e divertenti.






Bologna ci sorprendo con i suoi vicoli nascosti e sotto Natale mostra alcune sue meravigliose chicche.


La Pinacoteca Nazionale si è fatta un po' desiderare, complice il sole e noi che ci siamo persi in centro, ma soprattutto il fatto che anche in quella giornata, che era una apertura straordinaria e gratuita, si facesse negare alla mattina. Beh, alla fine ci è andata bene perché ci hanno raggiunto gli altri due bolognesi e siamo potuti entrare tutti insieme.
Il museo è in una magnifica struttura antica, ristrutturata e fruibile un po' da tutti, anche se non ho capito dove fossero i bagni e se c'erano gli scivoli ovunque. 
Mi aspettavo di più visto che nella prima sala (che è in realtà il corridoio e devo dire un po' abbiamo bloccato il traffico dei turisti visto che erano presenti i pezzi del 1200) si trova un'installazione molto interessante:
L'opera di Vitale da Bologna in originale a destra e in riproduzione tattile al centro.
L'idea di poter toccare i dipinti è qualcosa di innovativo nel nostro paese e come ci ha dimostrato anche la Pinacoteca di Bologna ancora non capito, visto che quella era l'unica opera che abbiamo notato con trasposizione. Ovvio che non si può ridurre tutti i dipinti, visto che la spesa sarebbe ingente, ma così allontaniamo un sacco di persone e rendiamo ancora una volta i musei come dei luoghi inaccessibili e oscuri. Spero che sia uno sprone a fare di più per questo e per altri musei italiani.

La visita alla Pinacoteca è stata veloce, saltando alcune stanze (quelle che per noi sono come "fantascienza"), ma sui quadri a noi adatti, non vi preoccupate, ci siamo soffermati moltissimo e abbiamo discusso, fotografato, cercato di entrare nei dipinti, ragionato e disturbato gli altri turisti. Vorrei dire che mi dispiace, ma non più di tanto.
Spero di poter utilizzare le altre foto per fare dei post interessanti da farvi leggere.

La giornata è stata troppo breve per tutto quello che volevamo vedere e San Petronio ci accoglie sul far della sera, mentre in piazza si stanno allestendo i divertimenti per la notte di San Silvestro. La messa (alle 17? Non me la aspettavo) ci fa da sottofondo, mentre un'ottima audioguida (al modico prezzo di 2 euro) ci permette di ben capire i dipinti della cappella Bolognini (peccato non aver potuto fare le foto):

http://it.wikipedia.org/wiki/Basilica_di_San_Petronio
E' un vero spettacolo e per noi rievocatori è spunto di curiosità, interesse e confronto anche se non è del nostro periodo e quindi non c'è direttamente utile. Se fossi nata e cresciuta a Bologna col cavolo che facevo il duecentesco! Damascati e tessuti quattrocenteschi come se piovesse! Ci sono dipinti meravigliosi che sono una vera enciclopedia della moda, con tantissimi dettagli e curiosità. 
Bella davvero Bologna rinascimentale, inaspettata in confronto alle pur note Mantova, Ferrara e Firenze.

La sera alla fine ci accoglie e dopo un aperitivo ristoratore, tante risate e tante chiacchiere, il treno ci aspetta per tornare a casa.
Salutiamo gli amici, salutiamo la città e mentre l'anno finisce noi ripercorriamo stanchi e felici la giornata, facendo a ritroso la strada che ci ha portato in terra felsinea. 
Alla prossima Bologna, abbiamo un sacco di altre cose da vedere e da studiare.