lunedì 28 gennaio 2013

Scarsella con pavone

Gestendo la pagina facebook di questo blog e il blog stesso mi sono resa conto che devo essere più coordinata. Facebook è un mezzo molto più immediato e sinceramente necessita di pochissimo scritto, ma molte immagini; tutto il contrario è il blog il quale è un diario e quindi ha una comunicazione prettamente verbale e non fotografica. Però...però...qui si perdono i pezzi e gli avanzamenti.
Difatti se sono arrivata a ricamare una balena duecentesca è perché prima c'è stato un pavone che si è trasformato in borsa da donna medievale.
Premetto che non ho fatto la riproduzione di un reperto, ma che ho fatto un po' di fantasia, ma quello che mi interessava era capire come lavorare in piccolo e in complessità e come trasformare il tutto in un oggetto utile per la rievocazione.
Ho scelto un pavone di origine anglosassone, anche se tirato giù da un libro di ricami di ispirazione irlandese. Premetto che non amo chiamare celtico quello che è alto medievale irlandese perché a mio modesto parere è come se chiamassero me latina romana: anche se ci sono tante cose in comune, di acqua ne è passata sotto i ponti e soprattutto ne è passata di filosofia, visione sociale e religione. Non amo nemmeno parlare di medioevo come un ammasso indistinto di mille anni di storia e di geografia; non amo nemmeno parlare di storia romana confondendo epoca monarchica, repubblica, impero e tardo impero. Questi mischioni li lascio a chi non vuole approfondire e non vuole nemmeno capire.

Perché ho scelto il pavone? Col senno di poi non avrei dovuto, ma mi piaceva e mi piaceva la sfida di doverlo ben colorare e non renderlo monocolore. Riguardando il libro di Pastouerau mi rendo conto della differenza stilistica enorme (il mio forse è un po' troppo una revisione moderna), ma soprattutto il suo significato.
Procediamo con ordine.

foto riassuntiva del lavoro
dalla scelta dei colori e delle matassine, al procedimento del ricamo, qualche dettaglio dei punti.

La cosa difficile è stato il continuo cambio di colore e addirittura con un colore dovevo fare un piccolissimo pezzo, ma almeno mi è servito come scuola di ricamo e di pazienza.
Ma torniamo al nostro pavone e al suo significato, tenendo come riferimento sempre "Bestiari Medievali" di M.Pastoureau.

I medievali riconoscono al volatile bellezza estetica, ma sono orripilati dal suo verso e dal suo modo di fare e per questo motivo lo paragonano all'uomo orgoglioso che gira a testa alta, ma che "si riempie di vergogna quando si accorga che cammina nel fango dei suoi peccati".
Anche questi animali sono considerati poco proliferi per colpa del maschio che troppo vanesio non attrae le femmine e poi troppo egocentrico le disturbano durante la cova, rompendo le uova.
Viene portato anche nelle mense, ma più come ornamento che come cibo, perché si ritiene la sua carne dura e puzzolente.

Per ora poco da dire sull'animale, ma sul ricamo dico che sono soddisfatta di me, ma che avrei potuto fare questo tipo di pavone tratto dal manoscritto ms Ashmole 1511 nel foglio 72, che potete vedere in questa pagina.




manichini uomo donna medievali
presso il mercato dell' 8 dicembre 2012 in via XXII luglio, Parma
dove la Mansio Templi Parmensis ha allestito un angolo di didattico sul medioevo.


venerdì 25 gennaio 2013

La balena duecentesca

La serie del ricamo si ingrandisce con un pezzo duecentesco e anche di un punto in più da ricamo.
Sotto potrete vedere come la follia del rievocatore possa avere la meglio su qualunque neurone possa egli/ella possedere. E purtroppo credo che questo sia solo l'inizio.
Una balena ricamata a punto erba per i contorni e a punto catenella per il riempimento.

La parte più difficile è poter rendere a ricamo ciò che è stato dipinto, difatti, a mio parere, per quanto la resa sia buona, le differenze ci sono: rendere il tratto sfumato mi è stato possibile solo nella testa e nella pancia mentre sarebbe stato più complicato nelle squame; qualche tratto nero è stato perso (rendendo la balena più "giovane"); il colore non era proprio identico soprattutto per i pesci che ho fatto di due sfumature di ocra, completamente differenti dall'originale (erano un colore mischiato fra ocra, rosso e verde).
Ecco il risultato:





Sì è una balena. No non è un pesce normale, ma grande. Sì credetemi è una balena.
L'originale è tratto dal manoscritto Harley 4571, conservato a Londra, ma che potete trovare le altre immagini in questo sito, ma che io ho potuto trarre dal libro meraviglioso "Bestiari medievali" di M. Pastoureau.
Leggendo l'articolo a lei dedicato nel libro, si capisce che la biologia marina per i medievali era un po' approssimativa: grosso pesce, meraviglioso, che si mangia pesci piccoli, che dorme tanto che sul dorso che spunta dalle acque cresce erba; spesso viene scambiata per un'isola. 
La balena è un animale mitico, sconvolgente e di certo prima che arrivasse Melville con la sua "Balena Bianca" oppure Collodi e Pinocchio, la Bibbia ci aveva narrato la storia del profeta Giona che visse nello stomaco della stessa vivendoci anche comodo, la narrativa alto medievale di san Brandano che visse sul dorso.
La stupefacenza dell'animale non lo esime dall'avere anche un lato diabolico o negativo: essa è seduttrice. Attraverso il suo alito attira i poveri piccoli e innocenti pesciolini per cibarsene (ovvio che i medievali non sapessero dell'esistenza del plancton e del fatto che la balena non ha denti, ma vabbè). Alla balena poi si associa il Leviatano biblico.

Molto più divertente è leggere che gli scienziati d'allora si domandassero come potessero accoppiarsi, prevedendo semi maschili che viaggiano nel mare per andarsi a mettere "dove deve", a misteriosi organi preposti a questo; di certo avevano indovinato che le balene sono poco prolifere, partorendo uno o due balenottere. Avevano anche confuso le specie dicendo che il capodoglio fosse il maschio della balena.
La caccia della balena è pericolosa e non si può affrontare da soli.

Il domenicano Vincenzo di Beauvais, nel XIII secolo, racconta le varie fasi sottolineando che è fondamentale per la caccia la musica del tamburo e dei cimbali: sembra infatti che la balena sia sensibile alla musica. Quando sembra sedata il più ardimentoso la infilza con un arpione, ma tutti si devono allontanare perché essa si dibatterà fino allo sfinimento (ora mi sfugge, leggendo, come sia possibile allontanarsi velocemente da una balena ferita, ma tant'è), a quel punto tutti insieme la si uccide.
Prodotti ricavati: olio, grasso, carne, ossa, fanoni, lingua, denti, pelle. Come si sarebbe potuto dire "della balena non si butta via niente".

Balene particolari.
Cete: maschio della balena. Guillaume le Clerc, nel suo "Bestiaire divin", lo nomina, diversificandolo dal capodoglio (che quindi viene scalzato di ruolo), ma dice solo che è pericolosissimo, incredibile e malefico.

Serra: tipo di balena, ma ibrida. Mezzo pesce e mezzo uccello, "possiede due grandi ali e sul dorso ha una lunga cresta ornata di aculei che le permette di infilzare le navi, di sollevarle in aria e di trasportarle molto lontano dal luogo dove intendevano andare, per poi, quando è stanca, lasciarle cadere tra le onde. La nave si spezza e i marinai muoiono annegati, senza viatico né sepoltura..." *
Se volete vedere come la immaginavano, ecco una prima immagine e una seconda immagine (un grazie all'amica Momo Girfalco che mi ha aiutato a trovare le foto). 

E questa è la balena.

Spero di aver voglia di fare tanti altri animali per poi poter raccontare la loro storia e condividere con voi tante cose e scoprire come vedessero i nostri avi gli animali.





NOTE:
* "Bestiari Medievali" di M. Pastoureau, Einaudi editore.

mercoledì 23 gennaio 2013

"1° stage di Scherma Medievale" Mansio Templi Parmensis

Sono anni che ci pensiamo, o meglio che alcuni di noi insieme al maestro Marco Melli ci pensa e sogna e valuta e pensa. Alla fine bisogna saltare il fosso e buttarsi. E noi ci siamo buttati.
Premetto che nessuno di noi si reputa un maestro, tanto meno un insegnante; solo Marco Melli può fregiarsi il titolo essendo un vero maestro di scherma del club scherma "La Farnesiana" e ha una pazienza infinita nel voler ragionare con noi di scherma medievale, di scontro credibile in rievocazione, di gesto atletico e non scenografico. Sono anni che pochi arditi si allenano tutte le settimane con lui da settembre a maggio (poi c'è il periodo intenso rievocativo e il caldo estivo, quindi pausa), in armatura per 1 ora e mezza. Arditi e veterani oramai.
Anni a passare a vedere i filmati della scuola di Digione, dove si fa un fine settimana all'insegna di teoria e pratica schermistica medievale, con insegnanti di arti marziali e di scherma, alla fine ha portato a fare il salto.
Premetto prima di eventuali fraintendimenti: lo stage non è un modo per dimostrare agli altri "quanto siamo bravi! Quanto siamo belli", no! Serve al gruppo della Mansio di trovarsi un giorno utile, la domenica, per fare un po' di esercizio insieme, ma soprattutto serve al confronto con gli altri rievocatori, anche di altre epoche, per capire, valutare, imparare, provare e sperimentare.
A mio parere non esiste una sola scuola di scherma che ha la Verità in tasca e si possa permettere di dire "si fa così", ma come tutti gli altri aspetti della ricostruzione, ci sono interpretazioni e sperimentazioni continue.

Detto questo la cronaca della giornata è spiccia.
Ritrovo nella palestra Negri a Parma ore 9,30 circa, mentre la pioggia pian pianino si trasformava in neve; ore 10 inizio con il riscaldamento muscolare sotto la guida del Maresciallo (al secolo Claudio Casti, nonché mio fratello); poi divisione dei presenti fra esperti e novizi e via andare con l'allenamento fino alle 17. Bhe ovvio abbiamo fatto una lunghetta pausa pranzo, però niente stravizi e niente svaccamenti.

Metto sulla bacheca dei miei piccoli risultati il fatto che sta volta a me e a Giovanni sono stati affidati i novizi. Per la prima volta mi viene riconosciuta l'esperienza e anche un minimo di maturità per poter passare i primi rudimenti. Ovvio non mi sento nessuno, anzi ho tanto da imparare, tanto da sperimentare, ma sono fiera di me e questo è un bene per l'autostima.



Gli esperti invece sono stati seguiti dal Maresciallo, il quale ha insegnato tutte le mosse e contromosse che il maestro ci insegna ogni lunedì, ai veterani presenti.




E così la mattinata è volata via coi fondamentali, mentre al pomeriggio mentre si aggiungevano pezzi per la coordinazione e attenzione per i novizi, gli esperti si sono dedicati al combattimento: duelli a tempo.
Tre minuti senza interruzione da parte dell'arbitro, ma senza vincitori questa volta, l'importante era imparare a gestire il tempo e soprattutto le forze. L'esercizio ha dimostrato quanto l'adrenalina ottenebri il cervello facendo sfiancare quasi tutti i combattenti in preda all'euforia. Siccome i combattimenti sono stati in due tornate, alla seconda sono stati tutti un po' più accorti e tranquilli.
Primo giro:
Nicola vs Folco
Rolando vs Saetta
Maresciallo vs Donner



 Gli esperti dopo il primo giro di combattimenti a tempo sono bellamente distrutti. Per affetto nei loro confronti non metto altre foto della loro difficoltà di ripresa.


Secondo giro:



 Folco vs Maresciallo


Donner vs Saetta 


Rolando vs Nicola

E dopo il secondo giro, riposo e tante chiacchiere e confronti per sapere come era andato.
La mia impressione, per quanto io veda che sempre prima i difetti, è stata assolutamente positiva: i novizi si sono divertiti e gli esperti hanno provato a mettersi in gioco. 

Ecco il gruppo completo, anche se mancano tutti gli amici che ci hanno aiutato in questa giornata facendoci un sacco di foto e video (che tanto ci serviranno per migliorarci e anche un po' per farci della pubblicità), ma soprattutto per aver risposto a ogni nostra richiesta. Un grazie grosso a tutti loro di cuore!


Questa è la prima foto, la prima recensione, la prima di una lunga serie spero, dove ci auguriamo di aumentare di persone; di avvicinare le persone a questa disciplina sportiva non solo per la passione storica; di confrontarci sempre più con altri rievocatori, sperando anche che altri maestri di scherma vogliano mettersi in gioco e confrontarsi fra loro.




Per chiunque volesse avvicinarsi a noi, alla rievocazione o anche solo alla scherma mi contatti via email senza problemi, ma ricordatevi che il prossimo stage è già fissato per il 24 Febbraio 2013. Non perdetevelo!

sabato 19 gennaio 2013

Sant'Ilario di Poiters patrono di Parma




Non starò qui a farvi un panegirico del patrono della mia città, nè a raccontarvi ogni piccola cosa che ha fatto e il perché è stato reso santo e altro, qui vi racconto che nel cuore dell'Oltretorrente c'è un piccolissimo oratorio a lui dedicato e che il tempo e il denaro costringe a tenere aperto solo il giovedì e al giorno a lui dedicato. Che la porta dell'oratorio sempre chiusa per tanti anni è stata una ferita al cuore sociale della città, ma che il santo è sempre stato uno di noi. La devozione del parmigiano non è plateale nè coreografica, ma tratta santi e personaggi storici come se fossero uno di loro, come se ce li si aspettasse alla fermata dell'autobus a lamentarsi del sindaco e a urlare "comunque sempre viva forza il Parma!".
Siamo così.
Forse sarà per il fatto che nel medioevo abbiamo regalato alla storia due antipapi.
O forse perché la nebbia attutisce un sacco di cose ed emozioni e lascia le parole sussurrate a rincorrersi per l'aria.

statua del santo di epoca quattrocentesca.


Sant'Ilario è "quello delle scarpette" e difatti per la sua festa si fanno dei semplici dolci di pastafrolla a forma di scarpa, magari colorata con la glassa (nota per la mia mamma che legge il blog: io mi segno tutti gli anni in cui non me le hai comprate...).
La motivazione è che il santo è stato patrono della corporazione dei calzolai.
Ma partiamo un pelino prima.
Sant'Ilario era francese (non a caso Poiters) ed era nato da famiglia pagana nel 315 circa e si convertì da adulto al cristianesimo, dedicandosi anima e corpo al contrasto all'arianesimo. La sua predicazione era talmente virulenta che, vuole la leggenda, venne mandato in Anatolia per andare lontano a predicare. E qui iniziò il suo pellegrinaggio che molto probabilmente lo portò a solcare le strade vicino a Parma...comunque sia dall'Anatolia dopo qualche tempo venne rispedito in patria per lo stesso problema che lo aveva allontanato. Sulla strada del ritorno, questo santo pellegrino, si ferma di sicuro a Parma dove un ciabattino viste le sue condizioni si offre a sostituirgli le scarpe, senza aspettarsi nulla.
Il santo colpito da tanta generosità fa trovare la notte successiva un paio di scarpe d'oro che risolvono ogni problema del ciabattino.
Ecco qua la vicinanza con la corporazione dei calzolai.

Il santo divenne patrono di Parma nel XIII per ingraziarsi Carlo d'Angiò per aver aiutato la città (ricordo di aver letto da qualche parte chi fosse il patrono precedente, ma come al solito non lo trovo nei miei libri. Come al solito quando mi serve qualcosa) e tale è rimasto fino a noi.

L'Oratorio a lui dedicato si trova nell'ospedale vecchio (come da noi si chiama), ma che nel quattrocento era l'ospedale della Misericordia, con inglobato l'ospedale degli Esposti voluto nel 1201 da Rodolfo Tanzi benefattore di Parma.

Rodolfo Tanzi morto nel XIII secolo, ma qui risepolto con una nuova tomba.
La lapide originale venne mantenuta, ma sinceramente non ho capito dove si trovi.


L'oratorio odierno è una costruzione del 1663 e sostituisce quello costruito nel XIII secolo oltre piazzale della Croce (e quindi molto al di fuori delle mura cittadine o del controllo della città) e l'oratorio dedicato alla Madonna proprio nell'ospedale degli Esposti.
Esso venne dedicato a tutti i santi medici o taumaturgici che si ricordino proprio per la sua posizione all'interno di un complesso medico che rimase funzionale fino al 1920 circa.

 












La giornata a lui dedicata è il 13 gennaio e di solito nell'oratorio si fa la messa per le autorità (anche perché è talmente piccolo che non ci sta nessun altro), la distribuzione delle scarpette dolci e dei guanti bianchi (questa tradizione non so da dove venga) ai bambini.
In più in Comune con gran cerimonia vengono premiati i cittadini illustri che con le loro opere di valore hanno reso lustro alla città. Ecco  i premiati di quest'anno e la motivazione.

Io di solito me ne sto a casa a polleggiare o si esce con gli amici per una birra o cose del genere, ma quest'anno ho proprio voglia di godermi la mia città e quindi l'occasione era propizia.
Peccato il cattivo tempo che ha costretto tutti a chiudersi in casa.
Eppure il piccolo oratorio era pieno zeppo di gente e io non sapevo nemmeno perché. Il mistero è durato poco perché ho scoperto che ci sarebbe stata una lezione di storia nell'oratorio su di esso e poi un concerto di musica popolare parmigiana.




Il coro tutto femminile, intramezzato da poesie in dialetto che ci raccontano le feste nelle famiglie parmigiane, è il coro "Il cuator Stagion" diretto da Mariangela Bazoni, ci ha deliziato con canzoni nel nostro dialetto degli inizi del '900.

Una bella giornata tutta parmigiana, perché alla fine non si può dire altro che Parma è "tam bela!".