mercoledì 29 febbraio 2012

Una casa per i Longobardi

L'Italia è piena di storia e di reperti.
Se provate a scavare una buca profonda nel vostro giardino di casa, per piantare un alberello, sono certa che qualcosa trovate. Magari non la riconoscete, ma qualcosa c'è.

Proprio per questo motivo nei tempi passati, o anche nei secoli scorsi quando i regni erano vari ed eventuali, quando si iniziavano gli scavi i reperti non rimanevano nel luogo di origine, ma venivano portati più vicini al mecenate di turno (papa o re che fosse). Certo questo discorso non è valido al 100%, ma purtroppo ha avuto un'incidenza rilevante e che in certi casi ha creato impossibilità di lettura storica precisa. Quindi il lavoro dello storico non sempre poté essere preciso nella ricostruzione storica...
In più nei secoli passati gli scavi, finanziati da ricchi e potenti mecenati, venivano indirizzati verso certi periodi storici piuttosto che altri. La storia romana ha avuto il suo podio e la medaglia d'oro; il rinascimento quella d'argento; il medioevo ha incontrato il romanticismo, come i celti (e ammetto che non ne sono usciti vincitori da quest'incontro). Il resto ombra o quasi...

Nel buio più profondo sono scivolati i Longobardi che nella nostra storia patria, secondo i libri di testo, sono un puro incidente, dei cattivoni che si oppongono ai Franchi, degli sconfitti da compatire (vedi Manzoni; compatire nella sua origine etimologica).
Da qualche anno stanno uscendo dal loro limbo storico grazie alla passione di storici, archeologi e anche semplici appassionati, rievocatori oppure no.
Ecco che nella ricerca è sorto un problema (che a mio parere colpisce tutta l'Italia): perché alcuni reperti longobardi si trovano all'Eur, Roma, con tanto di indicazioni che provengono da Ascoli Piceno, mentre nella città d'origine non possono stare?
Quindi è nato un movimento che richiede che i reperti ritornino nella loro sede naturale.

Ora la giusta obiezione che si può fare (e che ho fatto io stessa) è: voi li rivolete per toglierli ad altri e metterli in un magazzino oppure perché avete già pronto tutto per dare loro maggior visibilità, magari anche con un museo concepito in modo moderno? Per chi può leggere facebook, qui potete leggere una risposta, ma in soldoni è: abbiamo un museo pronto per loro, al Forte Malatesta di Ascoli Piceno da poco restaurato.

A mio parere sarebbe sempre preferibile che i reperti potessero stare nel luogo di origine per varie ragioni:
maggior comprensione della vicenda singola in base al legame storico-geografico;
maggior comprensione della vicenda complessiva del territorio;
maggior sviluppo turistico di alcune zone anche limitrofe, non accentrando tutto in zone già affollate di turismo.

Quindi andatevi a leggere il "manifesto" della petizione de "Riportiamo a casa il tesoro dei Longobardi" e nel caso siate d'accordo con la loro filosofia, firmate la petizione.

Sempre su fb potete osservare alcune foto del museo all'Eur dove sono riposti i reperti longobardi. Ringrazio Cristiano da Mont'Olmo per aver reso pubbliche le foto e aver divulgato la petizione e il problema annesso.

giovedì 23 febbraio 2012

Lavorare la lana antica

Qualche mese fa sono venuta a conoscenza di un progetto molto interessante sul recupero di pecore antiche.
Per chi come me fa si interessa alla ricostruzione di tecniche antiche, alla fine è costretto a scontrarsi sul fatto che i materiali in millenni o in secoli sono cambiati e che quindi non si potrà mai avere una ricostruzione al 100%.
Per la lana il problema è genetico.
Non ci sono più le pecore di una volta.
Sembrerebbe un modo di dire, ma è vero.
Nel tempo l'uomo ha modificato gli animali per i propri fini: abbiamo mucche che fanno più latte del dovuto, maiali grossi per prosciutti saporiti, pecore preferite o per la loro carne o per la loro lana.
Purtroppo le pecore preferite per la lana sono sempre di meno...
In Italia non conviene nemmeno lavorarla: si butta direttamente nelle discariche, senza passare per il via.
Una tristezza infinita.
Non solo per lo spreco di materiale naturale meraviglioso, ma anche per la perdita di sapere artigianale. Prima il business gente!
Pulire, cardare, filare un vello, anzi velli di un intero gregge, sono lavori che nessuno vuol più fare. E' roba da manovali sottopagati.
Eppure...
L'Inghilterra da anni ha iniziato un recupero delle sue storiche lane: saranno le stesse che nel medioevo hanno vestito re e regine e tenuto al caldo le classi più nobili di corti e signorie?
E l'Italia.
Stranamente anche in Italia qualcosa si sta muovendo.
L'Abruzzo sta recuperando qualcosa, anche se le mie notizie riguardavano un pre terremoto. Di certo nel post terremoto tante pecore sarde sono andate a rimpolpare i greggi abruzzesi. Quanta meravigliosa fierezza nello scambio e nell'aiuto fra pastori vidi alla tv in quei giorni!

Ma torniamo a noi.
A noi, noi...cioè nella mia terra, visto che anche qui si sta recuperando qualcosa, o meglio qualcuno.
La Pecora Cornigliese.
Dobbiamo ringraziare l'associazione Arcadia (nome evocativo!), la Fondazione Cariparma e la Provincia di Parma nell'assessorato all'Agricultura.

Riferisco dal volantino che mi hanno mandato:
"La pecora del Corniglio, originaria dell'Alto Appennino Parmense, ottenuta a metà del '700 dai Borbone con incroci fra pecore locali e la razza Merinos ed ulteriormente incrociata con Arieti Bergamaschi, è un animale di grande mole la cui lana con alto tenore di cisteina e cistina ha buone qualità tessili."

L'iniziativa meravigliosa dell'associazione per far conoscere questa lana è "semplice":
hanno regalato fino a metà gennaio 3 etti (credo, non l'ho pesata. Vado a memoria) di lana, da lavorare con le tecniche più disparate e varie e poi riconsegnare i manufatti per organizzare una mostra.


Il pacchetto mi è arrivato tempo fa a mano (Sala Baganza è in provincia di Parma, quindi si spendeva di più per posta che per benzina), ma non sapevo come fare visto che va lavata.
Mi è venuta in aiuto la pagina facebook del gruppo. Bello comunicare con tante persone appassionate e che ne sanno un sacco! Mi sa che imparerò tanto e avrò la possibilità di scoprire tante cose interessanti.
Così ho potuto leggere come lavarla (mi ha convinto la versione: usare sapone neutro e acqua tiepida e sciacquare delicatamente).


L'ho sciacquata finché l'acqua non è diventata chiara, sperando di averla lavata bene pur non esagerando con il sapone, visto che temevo di infeltrirla o altro. Mai lavato della lana in matassa...


L'ho tamponata un po' con un asciugamano, come mi ha insegnato mia mamma per asciugare qualunque cosa di lana.


Poi ho sfruttato il fatto che ci fosse finalmente il sole dopo un mese di gelo, neve, sotto zero.
Anche se il sole di oggi non è ancora caldo da asciugarla bene in un sol giorno. Ci vuole tempo ancora per uscire dall'inverno


Questa foto rende giustizia al colore della lana, con il suo bianco naturale (ah il bianco, quest'alieno!), ma non vi trasmette il profumo della lana. Mamma mia che profumo...di natura, di vita, di normalità, di tempi antichi!
Qualcuno l'ha lavata e poi messo anche l'ammorbidente, ma io voglio tesserla insieme alla mia merino Sesia (che ha tutt'altre qualità), lasciandola il più possibile al naturale.
Verrà una passamaneria molto interessante.

Poi quando imparerò, questa lana sarà usata per i miei esperimenti di tintura.

Aspettiamo domani, sperando che sia finalmente tutta asciutta.


martedì 21 febbraio 2012

Un buongiorno inaspettato.

Le sorprese sono tali perché accadano quando meno te lo aspetti.
Possono essere piccole o grandi, non importa, importa solo la gioia che ti mettono addosso.
E oggi ho ricevuto la mia piccola grande sorpresa.

Da ottobre sono anche su Etsy.
Mi hanno aperto un negozio le mie amiche, senza che io sapessi né cosa fosse veramente Etsy, né come funzionasse, né se fossi davvero interessata.
Per molti mesi ha campeggiato solitario il mio vermino, poi presa da un momento di follia ho aggiunto anche le mie passamanerie. Tanto le foto le avevo già fatte e anche pubblicate sulla pagina fb del blog.
Se bastasse mettere in vetrina gli oggetti per vendere, Etsy sarebbe anche facile. Il condizionale è d'obbligo, perché esso si basa sul passaparola, sul pubblicizzare i prodotti altri, nel "cuorare" che è simile al "mi piace". Tutta una terminologia assurda, lontana dell'italiano, che ci fa credere di essere nel mondo delle fiabe, dove tutto va bene e ci vogliamo un sacco di bene.
Uno dei meccanismi del fare pubblicità agli altri è fare le Treasury. Come spiegarle? Unire non più di 16 oggetti in un'unica vetrina pubblica, secondo un argomento di propria voglia (colori, sapori, animali, tecniche etc. etc.). Più ne fai e più ti fai conosci. Più metti oggetti stranieri (Etsy è mondiale) e più il tuo nome si espande nel mondo virtuale.
Anche sulle treasury ho faticato a capirne il meccanismo (Etsy non è intuitivo) e soprattutto per farmi venire la fantasia per farle.
Un giorno presa dall'ispirazione ho creato una treasury sul medioevo per bambini: costumi, giochi, oggetti, disegni. Ho creato my funny little middle ages.
Poi l'ho lasciata "crescere": i commenti fanno sempre piacere, ma è il suo vagare nel web che conta. Vai mia piccola treasury!

Oggi aprendo il mio negozio per controllare e sperare in un ordine, ho ricevuto la mia piccola sorpresa che ha aumentato il buon umore (nato dall'allenamento ottimo di ieri sera): la mia treasury è finita in un blog!
Certo, chi l'ha messa aveva un oggetto nella mia treasury, ma il commento mi ha entusiasmato (leggete le prime righe). La mia passione per il medioevo è passata anche attraverso una cosa così piccola e lontana dalla didattica e dalla rievocazione. E' passata perché c'è e a me sta bene così: fa parte di me e non c'è screzio, difficoltà o altro che può allontanarci.
Lunga vita al Medioevo!!!