mercoledì 9 novembre 2011

"Cuore di ferro" di Alfredo Colitto

Lo Sconsiglio di lettura


Purtroppo col tempo faccio fatica a leggere romanzi storici, di qualunque genere appartengano, perché sono puntigliosa e cerco la verosimiglianza.
Magari mi lascio prendere da epoche storiche che non conosco o che conosco poco, proprio per non fare la maestrina, ma questa volta mi sono fatta consigliare da una lettrice conosciuta su aNobii
Bisogna ogni tanto lasciare fuori dalla testa i pregiudizi e le proprie chiusure e fidarsi.
Diciamo che ho apprezzato maggiormente la buona fede del consiglio che la lettura del libro.

Non mi è piaciuto perché, pur avendo intenzione di ambientarlo in una città e in un periodo ben preciso (Bologna agli inizi del 1300), non caratterizza nulla e come al solito descrive il "medioevo" che non vuol dire nulla in fin dei conti.
Se uno è nato o vissuto a Bologna riconoscerà nelle citazioni di luoghi e chiese i posti e con la fantasia potrà ricostruirseli, ma chi come me ha vissuto poco la città (solo quando andavo a trovare i nonni e in periferia e da bambina) non può capirne esattamente la morfologia. Citare nomi di palazzi a caso non aiuta il lettore ignorante.
Lasciamo stare i soliti (che noia!) errori sugli abiti...Se si vuole ambientare un libro in un periodo specifico ci si documenti (ci sono tantissimi libri sui costumi storici, anche senza dover leggere tomi e saggi) e si segua la descrizione degli abiti, non ci si lascia andare a descrizioni pseudo storiche e un po' fantasy così si può permettere ai propri protagonisti di fare qualunque cosa! Cosa sono i corpetti di cuoio per le guardie? E quelle delle dame? Non esistono nel 1300...come tanti altri dettagli.

Va bene, è colpa mia, sono pignola e guardo al dettaglio. Lo so.

Ma che assoluta la noia di leggere le solite, trite e ritrite storie sui templari!!!
Giacobbo docet.
Nominare i templari in un romanzo attira.
E' la migliore pubblicità per qualsiasi trama. Dan Brown ne è il capostipite. 
Io non ne posso più.
Se si leggono gli atti del processo ai templari (tradotti e ristampati da case editrici valide tipo Edizione Penne e Papiri ) si possono trovare agganci ben più interessanti e storicamente validi per accusare l'ordine di qualsiasi nefandezza, ma basarsi ancora su teorie che non hanno valore è noia.

La scelta poi di usare l'alchimia realizzata come arma del delitto è scelta personale che nell'economia del libro risulta credibile, nell'economia della mia lettura ininfluente visto che già il resto era poco credibile.
Nei ringraziamenti l'autore cita un professore universitario di Bologna (scusate non ricordo il nome, perché non me lo sono segnato) come controllore della verosimiglianza storica: mi piacerebbe sentire anche il suo parere.

Ah, la vicenda. Beh il giallo è bel strutturato e gira bene (logico, nessuna forzatura per arrivare al colpevole), ma per me purtroppo è rimasto in quarta fila come le comparse nelle operette a teatro.
La scrittura è scorrevole e piacevole.

Voto: 4-